Investire in generale è un’attività complessa, non tanto in senso nozionistico quanto in senso gestionale: chiunque può imparare le regole, le definizioni e le basi di un determinato comparto finanziario, ma solo comprendendo pienamente le meccaniche reali di un mercato si può pensare di poterne prevedere l’andamento. Altrimenti è come prevedere il tempo tenendo lo sguardo fisso a terra, un’impresa difficile e volutamente complicata. Invece serve appunto che l’investitore medio capisca come funzionano i mercati finanziari, in modo da poter valutare in primo luogo la tipologia di investimento più adatta, in secondo luogo dedicarsi con coscienza e metodo alla forma desiderata, in modo da poter in breve tempo accumulare nozioni ed esperienza in grado di aiutarvi a raggiungere migliori risultati. Detto così sembra facile, ma ovviamente è proprio il contrario: esiste una enorme vastità di strumenti finanziari, mercati e comparti in grado di soddisfare le più diverse esigenze, ma proprio per questo occorre prima avere chiari alcuni concetti base, che in questo mare finanziario potrebbero fungere come una ottima quanto basilare bussola. Cerchiamo quindi di identificare alcune constanti dando loro un senso che possa essere utile al nostro percorso di investimento.
Intanto cominciamo da un’affermazione tanto vera quanto nota: sono i ricchi a investire. Indubbiamente nel veloce e globalizzato mondo odierno le porte del mondo della finanza si sono aperte ai piccoli investitori privati, ai risparmiatori, una tendenza inevitabile e in corso da anni, ma che non ha cambiato la sostanza del mercato. In pratica semplificando si potrebbe dire che economicamente pesa molto di più un grande investitore che una miriade di piccoli risparmiatori, e ovviamente lo sanno bene tutte le banche e società di gestione del risparmio che operano principalmente proprio per questo tipo di clientela. Sono i grandi protagonisti a stabilire i trend di mercato, a modificare l’ago della bilancia, e in realtà le centinaia di milioni di piccoli investitori sono solamente piccoli pesci in un grande mare, più mossi dalla corrente che in grado di cambiarla.
Ma è d’altro canto come è sempre andato il mondo, pochi ricchi ben informati gestiscono il mercato lasciando le loro comunque milionarie briciole a un popolo di analfabeti finanziari, che si affidano solitamente ai consigli degli istituti di credito piuttosto che informarsi correttamente sui reali rischi, convinti della buona fede della banca. Allo stesso modo (e lo abbiamo visto bene nel caso di Banca Etruria) in caso di bancarotta a perderci sono sempre i correntisti, ma mai i grandi clienti, i quali tra amicizie prestigiose e convenienti commissione per la gestione del patrimonio portano ingenti capitali alla banca stessa. Insomma l’ingranaggio gira sempre e velocemente, e molto più in alto di tutti noi. Non si tratta di una considerazione negativa, ma di un dato di fatto. Occorre accettare questa logica per poter iniziare a investire oggi, mantenendosi sempre consci, attenti e soprattutto informati: cosa possiamo infatti concludere di utile da quanto detto? Che per evitare inganni, rischi inutili e clausole nascoste occorre prima di tutto costruire una solida preparazione finanziaria: allora si potrà agire autonomamente sui mercati, capirne le dinamiche ed elaborare strategie e opinioni a riguardo, senza ricorrere a terze parti dai dubbi interessi. In fondo ricordatevi che ogni investitore tenderà prima di tutto a ottenere il proprio utile, poi il vostro.
Anche per questo ogni prodotto finanziario presenta dei costi legati alla gestione dell’investimento, che a loro volta sono divisi appunto tra l’ente finanziario e il consulente che vi segue. Niente di male fin qui, anzi giustamente anche il consulente riceve il compenso per il suo lavoro, ma in generale i costi di gestione sono un altro aspetto solitamente sottovalutato dai piccoli risparmiatori italiani, che spesso tralasciano questo criterio pur fondamentale ricordando più facilmente le percentuali di guadagno. Essi tuttavia incidono in maniera diversa a seconda del capitale investito: ovviamente investendo molti soldi il costo sarebbe poco rilevante sul totale, ma contando un investimento medio di circa 5.000-10.000 euro già sarebbe un’uscita da non sottovalutare. Per questo se possibile consigliamo sempre di agire in autonomia per fare investimenti sicuri, operando inizialmente con piccole somme per testare la propria capacità e attitudine. In questo modo i rischi sarebbero facilmente maggiori all’inizio, ma non ci sarebbero costi di gestione e col tempo la maturata esperienza ripagherebbe certamente delle iniziali incertezze.
Infine occorre sempre, sempre tenere a mente l’inflazione, anch’essa troppo spesso sottovalutata dagli investitori italiani. Per definizione essa indica l’aumento generale medio dei prezzi in un determinato intervallo temporale, solitamente calcolato su base annuale. Si tratta di un tasso importantissimo, che va sempre tenuto sotto osservazione in quanto va direttamente a incidere sui tassi di rendimento: per esempio se nel 2016 si fosse guadagnato il 10% ma l’inflazione fosse salita del 4%, anche il reale guadagno sarà di molto inferiore alle aspettative. Per questo conviene in generale investire i risparmi, per non lasciarli sotto la Spada di Damocle dell’inflazione, che eroderà il capitale il quale letteralmente perderà valore col passare del tempo. Qualsiasi tipo di investimento ci si appresti a iniziare dunque occorre sempre tenere a mente questo parametro, in grado di inficiare non poco sui reali guadagni.
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